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2014:

odissea nel piatto

di Elisa Pinzino

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CONSIDERAZIONI POST NATALIZIE

Di Rosa Anna Mistretta

 

È da poco passato il Santo Natale, rovistando tra le mie carte, ho ritrovato una busta contenente un discorso che qualche anno fa lessi in occasione di una riunione letteraria tenutasi al Teatro Greco di Siracusa. L'ho riletto e l'ho trovato ancora, e forse di più, molto attuale.

Mi si chiese allora, se io volessi fare un intervento in quell'occasione e dire qualcosa sul Natale. Presa su due piedi, questo mi mise un attimo in crisi. “Il Natale”... cosa potevo dire sul Natale? Ma mentre ero presa da questi interrogativi, all'improvviso mi si affollarono in mente tanti pensieri, tante emozioni.

Si ridestò il me il fanciullino dormiente, portandomi alla mente fantastiche emozioni della mia infanzia e della mia gioventù, che penso, comunque, facciano parte del bagaglio di ricordi della maggioranza delle persone di religione cristiana.

Riaffiorarono alla mente quei primi giorni di dicembre, quando il mio caro papà tirava fuori dal suo involucro l'alberello, avendone piacere di riempirlo con tante palline e ninnoli e lucine colorate, che mi attiravano a sera a sedermi sul vicino divano, scaldando fra le mani, mentre le osservavo, un bicchiere con un tantino di brandy, e sognare delle feste che avremmo vissuto da lì a poco in famiglia, e delle riunioni con amici e parenti e dei regali e del mio futuro...O andando a ritroso, quando durante la mia infanzia la grande cucina della mia carissima zia Rorò si riempiva del profumo delle “cuddhureddhi di Natali” e dell'odore del muschio del grande presepe approntato con antiche statuine di terracotta che facevano corona alla grande grotta della Natività, dove la Mamma Santa, San Giuseppe, il bue, l'asinello, custodivano e scaldavano il Bambinello; dove le donne di casa bisbigliavano all'imbrunire il Santo Rosario e i miei occhi incantati erano piene di queste dolcezze. Poi sono cresciuta, l'incanto è scemato e ho cominciato a chiedermi il perché il Bambinello, il figlio di Dio, possa nascere così...in una grotta fredda, riscaldata malamente da aliti viventi. Aliti viventi...è forse questa un delle chiavi d'interpretazione del Suo venire al mondo senza soluzione di continuità?

L'essere mal coperto e cercare un respiro per scaldarsi?

Forse per ricordarci che Natale non è solo scintillii, regali, strette fuggevoli di mani e auguri che si perdono nell'etere. Forse vuol dire a ognuno di noi: guardami, son di nuovo qua piccolo e fragile, ignudo, povero. Ma non mi riconosci in quel miserabile a cui non ti avvicini per non sentire il suo cattivo odore, in quella donna schiava all'angolo della strada, in quel vecchio che muore solo in un letto d'ospedale, in quel padre che non ha di che sfamare i suoi figli. Che sono in tutti quelli che hanno bisogno della tua umanità, del tuo alito, per poter continuare a vivere?... ma tu non vuoi accorgertene ed io continuerò a nascere tutti gli anni, imperterrito. Il senso di ciò lo dovrai capire una buona volta, e allora, solo allora il tuo alberello brillerà veramente e si arricchirà del sorriso grato di una madre consolata, di una stretta di mano riconoscente, dello splendore di due occhi di bimbo indigente che ti guarderanno stupiti di esserti accorto di lui...della serenità di un vecchio genitore che si vede rispettato dai propri figli.

Allora, solo allora, avrai vissuto pienamente il miracolo del Santo Natale.

 

Son queste condizion supreme ambasce,

a chi coglier del Natal vuol il messaggio,

che come lor, il Divo umile nasce!

 

* * *

 

LA MAGIA DEL NATALE

 

È giunto il tempo quasi alla fine;

il grembo è ora pregno, contiene

le tanto attese membra Divine.

 

Pur s'Egli è piccol, sente, gli viene

là nell'umida, tenera culla

da esterno loco, grida di pene.

 

Egli sussulta, sa ancora nulla

di quel che poi füori l'aspetta?

Forse n'è conscïo, oppur trastulla.

 

Noi aspettïamo che la lancetta,

dentro al castello chiuso ed armato

segni quell'ora, sacra, predetta.

 

Noi aspettïamo che il Bimbo amato

venga e ci porti gioia ed amore;

Egli sì piccolo, appena nato!

 

Venga e ci porti gioia nel cuore;

porti a riviver nuova magia.

Scacci lontano pena e dolore.

 

È già nell'aria quella magia;

mai fu arcana, nome ha Natale.

Tutti la senton non solo è mia.

 

Essa è assai dolce, è dolce suono,

che l'uomo porta ad esser più buono...

 

ma poi s'en va, passa il Natale;

del Bambinel più non s'ha cura,

...il mondo torna a farsi male...  

 

 

Rosa Anna Mistretta